Home Curiosità Come cambierà la stagione dell’influenza con la lotta contro Covid-19

Come cambierà la stagione dell’influenza con la lotta contro Covid-19

Priorità ai vaccini per non sovraccaricare gli ospedali e tenere a disposizione risorse per affrontare la pandemia. Ecco cosa si prevede per l’autunno

È cominciato tutto alla fine del 2019, lo sappiamo. A conti fatti, dunque, quello che sta per iniziare sarà il terzo inverno con Covid-19. E inverno, da queste parti (ma anche autunno e parte della primavera), è sinonimo anche di stagione influenzale. Come sarà quella che sta per cominciare? Cosa dovremmo aspettarci mentre siamo ancora in piena pandemia? Quali sono le raccomandazioni per la campagna vaccinale contro l’influenza?

Meno restrizioni, più casi
Chiederselo non è semplicemente tornare a farsi le stesse domande, perché la situazione pandemica è cambiata. Non solo a livello epidemiologico, anche con la diffusione di nuovi varianti, ma anche e sopratutto per l’avvento dei vaccini – almeno in alcune parti del mondo, considerando che la loro distribuzione è stata finora tutt’altro che equa – e per un generale rilassamento delle misure di contenimento al virus che lasciano immaginare una circolazione virale diversa da quella che abbiamo avuto lo scorso anno, più sostenuta. Tanto che – pur ricordando che fare previsioni è azzardato, gli statunitensi Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) – ammettono che è possibile proprio in virtù di questo rilassamento attendersi una stagione influenzale più sostenuta rispetto allo scorso anno.

Stagione, quella passata del tutto eccezionale, d’altronde. Insolita, per usare le parole dei nostri European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc). Perché è chiaro: restrizioni nei viaggi, smartworking, scuole chiuse, eventi pubblici vietati, mascherine, misure igieniche mai spinte così al massimo adottate per arginare la soffusione del coronavirus non potevano che non avere effetto anche per altri virus respiratori, come l’influenza appunto, scrive l’Ecdc.

E il risultato si è visto: in Europa non ci sono state ospedalizzazioni o morti per influenza nella scorsa stagione influenzale. Trend analoghi, con epidemie influenzali ridotte, stesse parole (oltreoceano si parla di un’ “attività influenzale insolitamente bassa”) anche negli Stati Uniti e altrove. Per gli stessi motivi: insolite misure di prevenzione, unite a sostenute campagne di vaccinazione influenzale. Anche gli stessi monitoraggi, campionamenti dei virus circolanti sono stati bassi rispetto al solito – scrive l’Oms nel documento in cui rende note le raccomandazioni sulla composizioni dei vaccini – il che ha reso particolarmente incerte le previsioni su quelli che saranno i virus influenzali più problematici nella prossima stagione.

Meno immunità, casi più gravi?
L’avvento dei vaccini anti-Covid ha cambiato un po’ lo scenario, portando il citato rilassamento delle misure. È verosimile dunque che la stagione che sta per iniziare sia più sostenuta di quella passata praticamente assente. Ma non solo. Uno degli effetti collaterali della mancata influenza, potrebbe essere un aumento della gravità dei casi registrati, a causa delle diminuzione dell’immunità nei confronti dei virus influenzali (se poco hanno circolato, poco si è anche diventati immuni, sebbene i virus influenzali mutino continuamente, e di riflesso muta la composizione dei vaccini). Una probabilità maggiore se le misure anti-Covid continueranno a persistere.

Sono questi alcuni degli avvertimenti che arrivano da due studi della University of Pittsburgh Graduate School of Public Health sulla stagione che ci aspetta. “Questo non significa che dovremmo interrompere gli sforzi di mitigazione per Covid-19 allo scopo di evitare stagioni influenzali pesanti in futuro. Anzi, le nostre analisi ci mostrano che molti di noi – in particolare i bambini – saranno suscettibili all’influenza e che la vaccinazione è assolutamente essenziale per evitare esiti gravi”, ha commentato Mark Roberts della University of Pittsburgh Graduate School of Public Health, a capo delle due ricerche sulla stagione che verrà.

I due studi in questione – ancora disponibili solo in pre-print – riportano solo stime, ma nel peggiore dei casi, ha spiegato Roberts, negli Usa solo si potrebbero avere mezzo milione di ospedalizzazioni in più rispetto a a una normale stagione influenzale. Scenario peggiore inteso anche come bassa aderenza alle campagne vaccinali anti-influenzali e ceppi altamente trasmissibili. “Lo scorso anno è stata fortunatamente evitata una doppia epidemia ( ‘twindemic’ testuale, ndr) – con epidemie di influenza e Covid-19 insieme – che avrebbe stravolto i nostri ospedali. Ma questo non significa che non si possa ancora verificare”.

Le raccomandazioni
Ed è proprio a questo, come accaduto lo scorso anno, che puntano le raccomandazioni delle istituzioni in ambito di vaccinazione anti-influenzale. Non sovraccaricare gli ospedali, assicurare la continuità di cura risparmiando i sanitari dall’influenza e proteggere i più deboli, da influenza, e così anche da rischio Covid-19 (che può aumentare in ospedale). È questo il senso delle raccomandazioni dell’Oms riportato nella circolare del ministero della Salute per la stagione influenzale 2021-2022, che individua come prioritari a ricevere la vaccinazione antinfluenzale dunque i sanitari, gli anziani (ma in generale tutta la popolazione over 50), le donne in gravidanza, persone con patologie e bambini (e rende nota la consueta tabella di tutte le categorie cui il vaccino, in virtù del rischio complicanze, è offerto gratuitamente).

Anche per quest’anno – lo scorso non erano mancate polemiche al riguardo – le raccomandazioni parlano di anticipare la campagna vaccinale ai primi di ottobre. E prevederanno anche il coinvolgimento dei farmacisti nella somministrazione del vaccino.